Sono pronta a condividere con voi il post più lungo della storia del mio blog, questo non perché io non abbia nulla da dire, ma semplicemente perché spesso attendo il momento giusto, per me, di dire la mia.
Ecco l’occasione.
Ieri ho letto questo post. Siamo infine arrivati al punto cruciale dell’ascesa meritevole o non dei fashion bloggers: la “sfida” giornalisti di moda VS guru del web, sfida che a mio avviso non trovo del tutto fondata, ma andiamo con ordine.
Ho particolarmente apprezzato l’articolo nonostante io appartenga alla categoria di fashion blogs con outfits. (In media, i più criticati).
Vi spiego meglio.
A costo di ripetermi all’infinito studio moda alla Sapienza, un corso di laurea in “Scienze della moda e del costume”, ambito che da sempre mi affascina e non nego che quello che ho sempre sognato è di assistere ad una sfilata.
Ho studiato e ristudiato la storia del costume ed ho appreso tutto ciò che è dietro questo mondo che delle volte affascina semplicemente per la ricerca ed il desiderio di fama e successo.
Ho studiato l’abbigliamento dalla preistoria ai giorni nostri, ho imparato migliaia di bizzarri nomi per gonne sumeriche, tuniche greche e copricapi di ogni sorta, ho studiato stilisti di ogni epoca, ho visto in loro il sacrificio e la dedizione per il loro lavoro, la moda, che per molti è un “frivolo” passatempo.
Ho studiato i tessuti, la loro provenienza, il lino egiziano, quello indiano, ho studiato i momenti rivoluzionari che hanno portato la moda ad essere quella che noi conosciamo oggi, il suo valore sociologico e il suo significato antropologico in culture diverse e lontane dalla nostra, quindi sì, sono d’accordo con le giornaliste quando dicono che “Non è possibile vedere in prima fila queste ragazzette con il cellulare in mano che mandano sms per vantarsi di essere lì. Capisci? Noi andiamo alle sfilate per lavorare non per far sapere al mondo che siamo lì” cit. www.pfgstyle.com.
Come è lecito, si potrebbe avere l’impressione che tutto il tuo lavoro, il tempo ed il sacrificio siano stati sprecati.
Punto assolutamente a favore delle giornaliste.
La questione però alla base è molto differente. Prima di tutto, cos’è un blog?
“E’ un sito web, generalmente gestito da una persona o da un ente, in cui l’autore (blogger o blogghista) pubblica più o meno periodicamente, come in una sorta di diario online, i propri pensieri, opinioni, riflessioni, considerazioni ed altro, assieme, eventualmente, ad altre tipologie di materiale elettronico come immagini o video” cit. Wikipedia.org
Questo significa che il blog non va confuso con l’informazione. Ognuno di noi, in qualsiasi momento è libero di aprire un blog su un qualsiasi argomento, che suddetta persona sia qualificata o meno su di esso, questo non conta, può semplicemente esprimere nel proprio “diario virtuale” un pensiero al riguardo.
Molti blog sono professionali, curati da giornalisti, è questo il punto cruciale, questa, dovrebbe essere la considerazione alla base del blogging: la qualità, senza per questo precludere ad “appassionati” del settore la possibilità di condividere il loro pensiero.
I giornalisti, in quanto amanti della comunicazione (si presuppone), non dovrebbero schierarsi contro i blogger ma il contrario, e allo stesso tempo combattere solo ed esclusivamente l’ignoranza, l’incompetenza e le raccomandazioni presenti in ogni settore.
Il giornalismo ed il blogging hanno molti punti comuni e tra essi potrebbe nascere un ottimo connubio, a mio avviso.
Io credo che gli stilisti, quindi, “padroni di casa” della propria sfilata, dovrebbero preferire la qualità dei blog ai numeri, premiando così l’impegno, la volontà e lo studio che è alle spalle, e non conta se poi il risultato sarà un testo cartaceo o un prodotto multimediale.
Il blogging, infatti, come moderno ed efficace mezzo di comunicazione, non va sottovalutato perché è il nuovo modo di comunicare libero, democratico ed istantaneo.
Continuando a leggere l’articolo ““fanno pubblicità a prodotti che ricevono in regalo, questo falsa l’autenticità dell’informazione” mi trovo completamente in disaccordo con questa affermazione.
Se volessimo considerare vero questo presunto legame, potremmo considerarlo non meno forte di quello che lega una qualsiasi nota rivista ai propri “sponsor” e ciò renderebbe la rivista stessa colpevole della diffusione di una “falsa informazione“.
Ma la realtà è molto diversa. A differenza di una rivista, il blogger, è assolutamente libero di dire ciò che vuole di un brand, di un capo, di una sfilata. Al contrario, va però detto, che non ho mai letto critiche o disapprovazioni su note riviste nei confronti di importanti sfilate, ma semplicemente intelligenti, accurate e sicuramente istruite considerazioni riguardo capi, fogge, colori ed accessori.
Passo al punto successivo, che personalmente mi sta molto a cuore. La differenza di blog di soli contenuti di moda ed il blog di outfits con conseguente svalutazione dei secondi.
Io considero il mio blog un ibrido che sta nel mezzo, o che comunque rispecchia il mio modo di pensare e la mia voglia di comunicare e condividere con gli altri i miei pensieri.
Molto spesso, il blog di outfits, come ho appena detto, viene considerato inferiore a quello di contenuti moda, s perché considerato un modo per mettersi in mostra, ostentare, con nessun interesse “vera moda” ed ai suoi contenuti.
Io sono assolutamente contraria a questa considerazione, ovviamente sono di parte, ma vi spiego anche i miei motivi.
Sfoglio riviste di moda da anni, amo la fotografia, sono attratta dalle sfilate e dai servizi fotografici contenuti nelle riviste, li guardo con ammirazione consapevole del fatto che tutto ciò che sto osservando è una moda che, per la stragrande maggioranza delle persone, me compresa, è irraggiungibile.
Ecco la funzione, per me, dei moderni blog di outfits: la possibilità per le persone “normali” di sfogliare, guardare e perché no, ispirarsi, ad una moda accessibile e vicina a tutti. Quindi sì, per me, anche gli outfits sono moda.
Non vorrei dilungarmi troppo, anche perché credo di averlo già fatto a sufficienza, e vorrei quindi concludere dicendo che il problema fondamentale non è quello della scelta giornalisti o bloggers ma più che altro quello della selezione sia di giornalisti che di bloggers, premiando impegno, volontà e conoscenze.
I cambiamenti, perché la rivoluzione della comunicazione che ci sta travolgendo è un vero e proprio cambiamento, sono sempre stati visti con malumore, che si parli di pittura e fotografia, di cinema e televisione; l’importante è sempre saper scegliere e valutare i contenuti giusti.
Aspetto tutti i vostri commenti al riguardo.