Questa volta vi racconto, vi racconto delle storie che si intrecciano all’inchiostro, nella pelle. Sono i miei tatuaggi, che siano belli, brutti, che abbiano senso per qualcun altro per me non è importante, sono miei, e parlano di me. Amo scrivere, dipingere, disegnare e non potrei non essere innamorata in un’indelebile arte che possiamo indossare sempre, per me raccontano, devono avere una storia, un significato ed un perché. Ci sarà sempre un po’ di loro che vogliamo raccontare agli altri, condividere, ed una sfumatura segreta che rimane lì, fra un tatuaggio ed i ricordi, fra un punzecchiare di aghi ed una parte di noi.
C’è una parte di me che ha sempre creduto nelle fiabe, di quelle che hanno origine in un mondo fantastico, fra elfi, fate e folletti, regni fatti di boschi e foreste, di luoghi fatati, una parte di me è legata a racconti di cavalieri e principesse, di dame in epoche lontane dai capelli lunghissimi e diademi di perle, fra abiti lunghi e fruscianti, regni in un cui esiste la magia. La mia storia preferita, da sempre, quella che sento vicina, in cui mi perdo fra fantasia ed immaginazione è Re Artù. Non la storia tradizionale, quella dei ricordi Disney, ma quella ambientata nel sud dell’Inghilterra, fra druidi e streghe, quella che racconta di Artù, Ginevra, Morgana e Lancillotto in modo diverso, fra amori impossibili, guerre di religione e magie, quei racconti che ti affascinano, lì, nella terra di Avalon, al di la delle Nebbie. E’ così che nasce il mio primo tatuaggio.
Esiste un luogo, nella realtà, che simboleggia l’ingresso di Avalon, si trova a Glastonbury, nel sud dell’Inghilterra, uno dei luoghi fra mitologia e mistero e le leggende più affascinanti si ricollegano a Re Artù ed al Santo Graal. Il pozzo, sulla collina del monastero, prende il nome di Chalice Weel, pozzo del calice perché la leggenda racconta che è il luogo dove Giuseppe di Arimatea nascose il Santo Graal. Le leggende su Artù invece raccontano come il pozzo fosse il luogo di accesso ad Avalon, il regno della magia e dove in seguito fu sepolto Re Artù insieme a sua moglie, Ginevra. Il simbolo ha tutto un suo significato. I due cerchi che si intersecano hanno il significato di pesce, simbolo che è sempre stato associato a Cristo e l’asta centrale la sacra lancia che trafisse il cuore di Cristo, ma prima di diventare però il simbolo Cristiano di Cristo rappresentava il simbolo della Dea Madre. Due cerchi sovrapposti metafora di mondi che si sovrappongono, momenti dentro e fuori dal tempo, fra il mondo visibile ed invisibile, Cielo e Terra, uomo e donna, magia e religione. Un simbolo misterioso che porto tatuato sulla pelle da sette anni.
Il mio secondo tatuaggio è stato l’Om, termine sanscrito, lingua ufficiale dell’India, che ha il significato di solenne affermazione. E’ una parola utilizzata per la preghiera e per la meditazione, come sillaba sacra viene pronunciata all’inizio ed alla fine della lettura dei Veda, una raccolta di libri sacri dei popoli Arii. Nella religione induista è il mantra più sacro, considerato il suono primordiale che ha dato origine alla creazione, nella religione induista rappresenta la sintesi e l’essenza di ogni aspetto divino.
Simboleggia anche il 3 in 1 (Om oppure AUM), creazione, conservazione, dissoluzione. veglia sogno e sonno profondo. Un simbolo ricco di significati esoterici.
Il mio terzo tatuaggio è stato quello alla caviglia, nella parte interna, il simbolo ricorderebbe l’Om ma era semplicemente un simbolo che mi rappresentava, ricorrente nei miei “scarabocchi” che per me racchiude il mio numero preferito, il 13, in una linea un po’ stilizzata e le mie iniziali S-M se visto in una prospettiva un po’ diversa.
C’è un libro al quale sono particolarmente legata, ed è “Il Piccolo Principe” un libro ricevuto in regalo, durante gli anni del liceo dalla mia attuale coinquilina (e prima di tutto amica) Marah. E’ uno di quei libri per bambini in cui trovi tutte le risposte, spiegate in modo semplice. E’ uno di quei libri che ti fa pensare, ti conquista e ti affascina ogni volta che lo rileggi è da avere lì, sul comodino ed un po’ questo è il motivo per cui ho deciso di tatuarmi una delle mie frasi preferiti “L’essenziale è invisibile agli occhi” perché penso sempre che tutto ciò che è importante non è mai in superficie e la cosa bella è che pochissime persone riescono ad andare oltre le apparenze, poche persone riescono a vedere con occhi diversi, ma mi piace pensare che molte altre persone riescano a farlo. Ed è così che un giorno, ho scritto a mano libera e rapidamente il testo ed ho chiesto al tatuatore di non riscriverlo con caratteri preimpostati ma che fosse lì, scritto da me, perché l’essenziale è invisibile.
Un cuore. Non credo che abbia bisogno di racconti, parole, significati, spiegazioni. E’ lì, sul mio braccio sinistro, il braccio del cuore e non ha altri significati se non “Amore”.
Gli ultimi tatuaggi sono “Buena suerte” e “freedom”, tatuati quest’anno di ritorno da Barcellona insieme alle mie amiche e colleghe Laura e Nunzia, e mi è stato tatuato da Mattia, il marito della mia bella Rock’n Mode e già per questo ha in sé un legame affettivo, una storia da raccontare. E’ stato per me, il 2014, un anno particolare, davvero particolare, di tanto in tanto un po’ sfortunato ma per fortuna io sono una persona ottimista, una di quelle che riesce a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, ma avevo deciso di volere qualcosa che mi ricordasse questo periodo e che rappresentasse la fortuna, la voglia di cambiare le cose, un augurio, ed è cosi che ho scelto “banalmente” (ma ci ho pensato tanto) a scrivermi buona fortuna, sul piede, simbolo di passi, di cammino, di vita, lì, scritto in spagnolo, al ritorno dalla Spagna. Così come è stato un anno fra alti e bassi, momenti sfortunati e non è stato un anno in cui ho fatto tutto ciò che mi andava di fare, uno di quegli anni in cui fai ciò che ti fa stare bene, che ti fa sentire libera “freedom” appunto va di pari passo con “buena suerte”. Ed ora sono qui, a riguardarli, a vivere un nuovo anno, nuovi capitoli di vita e so che altri tatuaggi mi faranno compagnia nel mio percorso perché sono lì, come un appunto di vita, hanno una storia, un significato e parlano di me.