Questa volta ho deciso di scrivere le cose passaggio per passaggio, mi capita di dimenticare, a volte, momenti che vivi in viaggio. E’ tutto troppo intenso, troppe cose da raccontare.
Sono le 7.30 del 19 ottobre, in Italia è circa mezzanotte, e io sono in macchina, in Land Rover, in quella che da ieri e per i prossimi giorni sarà la nostra ‘casa’. Sono seduta accanto al frigo, abbiamo coca-cole, sprite, acqua, dietro di me prese, per avere sempre tutti gli apparecchi elettronici carichi, connessione internet scarsa, quasi assente. A volte è un bene, non mi dispiace, in compenso, scrivo con lo sportello dell’auto aperto, il rumore del mare, ed il campo base che si sta preparando alla partenza. C’è chi prepara i panini per la partenza, chi si prepara a chiudere le tende e caricare la macchina, chi, come me, in questi momenti di tranquillità ne approfitta per fotografare, con gli occhi, o con le parole ciò che succede in quello che non è un viaggio, ma una vera e propria esperienza, indimenticabile.
24h prima (o poco più)
Ieri, all’alba, non riuscivo a dormire. Mi sono svegliata mille e mille volte, controllando l’orario. Forse sarà stato il fuso orario o forse ritrovarmi dall’altra parte del mondo, a poche ore dall’inizio di una vera e propria avventura. Ero nel letto, risveglio comodo, cuscino morbido, doccia. Stamattina è iniziato tutto, vi racconto scrivendovi con le mani secche, sporche di sabbia di chi l’Australia la sta prendendo e vivendo a piene mani. Dopo il risveglio, intorno alle 5 ci siamo preparati a partire.
Un volo Darwin-Gove ci ha portati alle 9 circa in quello che sarebbe stato l’inizio del nostro viaggio. In auto, km attraverso le polverose strade interne australiane, fra dossi e strade sterrate, per me, che è una cosa nuova sono la più agitata in auto. Siamo in tre nella nostra Land Rover XVN, siamo il team italiano, Alessandro, Alessio ed io. Ed il viaggio ha inizio, siamo una catena di Land Rover, Germania, Spagna, Austria, Cina, India e Italia, che viaggiano immerse in sabbia rossa, finestrini chiusi, dossi, pietre, alberi, comunichiamo attraverso le radio presenti in ogni macchina, siamo tre team. Una ruota bucata, un’auto incastra su un tronco, il viaggio procede così. Raggiungiamo l’oceano. Sabbia bianca, mare trasparente, ma niente bagno, l’Australia è una delle terre con gli animali più pericolosi, in acqua ci sono squali, coccodrilli e cubo-meduse, ma in ogni caso il rumore del mare è ciò che rende magico ogni momento.
Nel pomeriggio raggiungiamo il nostro campo base, per me è la prima volta, non ho aspettative, soprattutto perché quando sono in viaggio sono pronta a tutto. Imparo a montare la mia tenda. Al tramonto il momento più magico della giornata, l’incontro con gli aborigeni, i loro canti e balli intorno al fuoco, il sole che tramonta alle loro spalle, il rumore del mare e delle onde. Si mangia, carne arrostita intorno al fuoco, e siamo lì, sotto un cielo di stelle. E’ una sensazione unica, quando durante la notte mi giravo, nella tenda, vedevo il cielo trapuntato di stelle, mi sentivo come nello spazio, milioni di punti luccicanti. Il risveglio è stata tutt’altra storia. Niente acqua. Salviettine struccanti, bottiglina d’acqua per lavare i denti, mani ancora piene di sabbia. Mi sento Frodo, nella terra di mezzo, in viaggio verso Mordor.
Io stamattina ero quella che DMax Germania ha ripreso, nel momento in cui uscivo dalla tenda, faccia assonnata e smartphone come specchio per iniziare la giornata. Ed ora sono qui, pronta a ripartire, sono le 8, quasi, stiamo caricando la nostra auto, ho preparato due piccoli panini per il viaggio, lo borraccia per l’acqua e la fotocamera è pronta, per scattare ancora foto, ed ancora foto.
Chi l’avrebbe detto, che un giorno, proprio come le avventure che ho sempre ammirato nei film, mi sarei trovata proprio li. A montare una tenda e chiacchierare sotto le stelle.
To be continued.